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Nelle ultime settimane, le istituzioni europee hanno rilasciato importanti novità in merito a regolamentazioni e standard legati alle tematiche ESG.

Novità che tracciano un chiaro profilo di quello che sarà da oggi in poi l’iter che dovranno seguire tutti gli attori del mondo imprenditoriale per raggiungere l’obiettivo comune di una maggiore sostenibilità.

Quali sono i principali cambiamenti che sono stati introdotti?

E quale sarà il loro impatto verso imprese e investitori?

1 – Le importanti novità introdotte sulla CSDD – Corporate Sustainability Due Diligence Directive

Il 1 Giugno 2023 costituisce una data importante in merito alle tematiche di sostenibilità per le imprese europee.

Il Parlamento Europeo ha infatti pubblicato la propria posizione in merito alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDD), presentata il 23 febbraio 2022 dalla Commissione Europea.

In base agli emendamenti introdotti dal Parlamento, le imprese operanti in Unione Europea saranno tenute a:

  • attivare procedure per “identificare, prevenire, mitigare o porre fine agli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, tra cui in particolare l’inquinamento, la perdita di biodiversità e il degrado ambientale, nonché lo sfruttamento del lavoro, schiavitù e lavoro minorile.”
  • le imprese dovranno “generare un piano di transizione climatica per allineare modello di business e strategie aziendali all’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali”
  • estendere le procedure di due diligence alla loro catena del valore, compresi i fornitori, e qualsiasi entità correlata alla vendita, alla distribuzione o al trasporto dei beni prodotti. Le imprese dovrebbero dunque mitigare gli impatti negativi derivanti dalla relazione con la catena del valore “modificando i modelli di business aziendali, fornendo supporto alle piccole e medie entità (PMI) nella catena del valore o cercando garanzie contrattuali dai partner”.

Gli emendamenti del Parlamento ampliano anche la gamma di imprese che saranno interessate dalla CSDD, rispetto a quanto originariamente proposto dalla Commissione Europea:

  • società con sede nell’UE con oltre 250 dipendenti e fatturato annuo netto di almeno 40 €/milioni
  • società madri con oltre 500 dipendenti e fatturato annuo netto di almeno 150 €/milioni
  • società non UE con un fatturato annuo netto di 150 $/milioni, se almeno 40 €/milioni sono stati generati nell’UE.

Le società più grandi (con più di 1.000 dipendenti in media) sono chiamate a una sfida importante: dovranno infatti “disporre di una politica pertinente ed efficace per garantire che una parte della remunerazione variabile degli amministratori sia legata al raggiungimento degli obiettivi del piano di transizione della società per la lotta al cambiamento climatico”.

2 – La nuova tassonomia EU e i nuovi criteri per poter definire un’impresa sostenibile

Il 13 Giugno 2023 la Commissione Europea ha introdotto anche importanti cambiamenti nella tassonomia per le attività economiche.

Si tratta del regolamento europeo che definisce i parametri da rispettare per poter definire “sostenibile” l’operato di imprese, istituti finanziari e governi. 

I nuovi criteri sono finalizzati a includere nella tassonomia le attività che favoriscono i seguenti aspetti: 

  • uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine
  • transizione verso un’economia circolare
  • prevenzione e riduzione dell’inquinamento
  • protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

Nell’atto delegato sulla tassonomia climatica, sono anche state incluse tra le attività economiche che contribuiscono agli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici quelle legate a due settori industriali finora non considerati.

Stiamo parlando del manifatturiero e dei trasporti. Un intervento che mira a espandere con l’applicazione della tassonomia la promozione di investimenti sostenibili e la concessione di finanziamenti legati alla transizione.

sostenibilità

3 – Nuove regole per gli ESG Rating Provider: dovranno essere più trasparenti ed evitare conflitti di interesse

In concomitanza con la pubblicazione dei nuovi emendamenti legati alla tassonomia UE, la Commissione Europea ha anche pubblicato il primo draft di proposta per una normativa volta a uniformare e rendere più trasparente l’operato delle agenzie di Rating ESG.

Il ruolo di queste agenzie è infatti divenuto ormai centrale nel mercato degli investimenti sostenibili, in quanto gli istituti finanziari basano gran parte delle loro strategie di investimento e di gestione dei cosiddetti ESG risks proprio sulle informazioni condivise dagli ESG Rating provider.

Di fatto questo è un mercato che manca di trasparenza: la Commissione Europea si è quindi attivata per promuovere l’introduzione di una serie di norme e principi organizzativi che prevengano il conflitto di interesse e che aumentino l’integrità e la trasparenza di queste attività.

Il tutto a beneficio degli investitori che si avvalgono dei servizi offerti e dell’obiettivo finale: garantire il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità necessari a livello internazionale.

Le misure proposte introducono in particolare queste novità per le agenzie di rating ESG:

  • dovranno essere autorizzate e controllate dalla European Securities and Market Authority (ESMA), per garantire la qualità e l’affidabilità dei loro servizi
  • dovranno rendere pubbliche tutte le informazioni in merito alle metodologie, i modelli e i principali driver che vengono utilizzati nelle proprie attività e in ciascuno dei prodotti rilasciati nel mercato.

Detto questo, la Comunità Europea ha chiarito che non vuole in alcun modo intaccare l’autonomia e la libertà delle agenzie nella scelta delle metodologie utilizzate per la costruzione delle varie soluzioni offerte agli investitori.

L’assenza di vincoli di armonizzazione è di fatto considerata fondamentale per garantire agli investitori la possibilità di valutare e scegliere le soluzioni ideali tra molteplici metodologie e soluzioni disponibili.

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4 – Verso i nuovi European Sustainability Reporting Standards per realizzare rapporti di sostenibilità affidabili

Il 7 Luglio 2023 si concluderà la fase di pubblica consultazione lanciata dalla Commissione Europea in merito agli European Sustainability Reporting Standards (ESRS).

Si tratta dell’ultimo step prima della finalizzazione di nuove linee guida, fondamentali per accompagnare le imprese europee nel processo di compilazione e pubblicazione di rapporti di sostenibilità, come previsto dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

Per migliorare la trasparenza e promuovere l’adozione di pratiche di rendicontazione comparabili e significative nell’ambito della CSRD, l’ EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) ha infatti proposto alla Commissione Europea un primo set di Standard così strutturati:

  • 2 standard “cross-cutting“, che si applicano trasversalmente a tutti gli ambiti di rendicontazione e includono i principi e i requisiti generali di informativa
  • 10 standard “topical“, ossia requisiti di informativa rilevanti per le tre variabili ESG che comprendono:
    • 5 standard ambientali
    • 4 standard sociali
    • 1 standard di governance
  • vari standard “sector-specific”, ossia requisiti di disclosure applicabili a seconda del settore economico e delle dimensioni dell’azienda.

Questi standard, seppur non ancora definitivi, sono allineati alle varie normative Europee e ai principali organi internazionali come il GRI (Global Reporting Initiative)

Ci sono però elementi di novità che vale la pena sottolineare:

  1. viene introdotto per la prima volta il concetto di doppia materialità, cioè le imprese sono tenute a divulgare informazioni riguardanti impatti, rischi e opportunità legati alla sostenibilità sia dal punto di vista dell’attività di impresa (c.d. “impact materiality assessment”); sia dal punto di vista finanziario (c.d. “financial materiality assessment”)
  2. disclosure Content Requirements: per le tematiche di impatto materiale, le aziende devono fornire adeguata disclosure in merito a quattro elementi: policy, action, metrics, target
  3. riferimenti a documentazione esterna: dovrà essere fornita una disclosure mediante riferimenti a documenti diversi dalla relazione sulla gestione, dal bilancio e da altre eventuali relazioni redatte ai sensi della normativa comunitaria.

Come già visto per la CSDD, anche l’EFRA propone di estendere gli obblighi di disclosure alla catena del valore.

Le imprese dovranno quindi raccogliere e comunicare informazioni materiali legate a fornitori, partner e distributori; in modo che gli stakeholder possano comprenderne relativi impatti, rischi e opportunità.